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Focus on: Il melanoma oggi

Il confine tra displasia e melanoma: clinica
A. Crupi, Novara


 

Negli ultimi anni sono state proposte varie strategie ed affrontate alcune linee guida di prevenzione secondaria per la diagnosi precoce del melanoma. In quasi tutte le proposte attuate emerge il ruolo ormai riconosciuto della epimicroscopia di superficie ("dermatoscopia"), come supporto indispensabile della valutazione clinica delle lesioni pigmentate. Ma alla fine, tutti i lavori e le proposte di studio elaborate concludono sempre con una “classificazione statica" delle lesioni pigmentate analizzate, non riuscendo ad intravedere o meglio ad osservare quella che potrebbe essere valutata come una “classificazione dinamica“ delle lesioni pigmentate.

Credo sia molto difficile dare una spiegazione a questa “miopia dermoscopica “, che considera i nevi come lesioni statiche.

D’altra parte mi sorgono spontanee alcune domande, per esempio quanti dermatologi effettuano archiviazione immagini e controlli-confronto mediante la dermatoscopia digitale? E, da quanto tempo esiste la possibilità di valutare l’evoluzione dei nevi, sempre mediante dermatoscopia digitale, in pazienti con più di cento lesioni neviche e/o pazienti con la sindrome del nevo displastico?

E’ meglio non tentare di formulare simili domande o interrogativi, altrimenti si potrebbe comprendere quanto sia difficile accettare e fare accettare il concetto di displasia melanocitaria in dermatoscopia digitale.

La genetica, la biologia molecolare e la genomica saranno nel prossimo futuro di grande aiuto per interpretare al meglio i parametri morfologici identificabili con la displasia melanocitaria, ma quasi certamente quello che oggi ci permette di valutare e di definire il concetto di displasia melanocitaria è la correlazione di alcuni caratteri o aspetti visibili in epimicroscopia con gli stessi osservati in istopatologia.

 

“ La displasia melanocitaria deve essere interpretata come una evoluzione biologica nella progressione melanocitaria verso il melanoma, caratteristica questa di determinati pazienti predisposti geneticamente o meno ad avere questa prerogativa “.

 

E’ da considerarsi come una caratteristica peculiare e tipica di determinati soggetti, non necessariamente con numerose lesioni neviche presenti, anche se certamente la maggioranza di questi pazienti presentano un numero superiore ai cento nevi.

La displasia melanocitaria non deve essere considerata come un tumore ma è da interpretare come una netta modificazione della normalità, di ciò che viene considerato o assunto come “ tipico “. Nella sua lenta o rapida evoluzione progredisce in differenti livelli istologicamente e dermoscopicamente valutabili ma senza seguire ancora i caratteri morfologici e tipici del tumore maligno.

In questa relazione si cercherà di dimostrare quanto finora definito, considerando sempre alcuni casi clinici estremi in cui alle volte si associano altri parametri morfologici di non ancora chiara definizione e che possono essere interpretati come una variante del concetto di regressione di tipo lichenoideo. Inoltre non deve essere dimenticato quello che si definisce “fattore anamnestico“, cioè quello che si ottiene solo con un ottimo rapporto tra medico specialista e paziente. Il paziente deve essere sempre correttamene informato di cosa si sta facendo e di come si sta procedendo nel lungo percorso diagnostico: il controllo dei nevi in pazienti con più di cento nevi ed il follow-up di pazienti operati per melanoma non credo possa avere una data di fine rapporto.

Da questa esperienza durata circa dieci anni, che coinvolge un numero di migliaia di pazienti analizzati, emerge come la collaborazione tra la clinica dermatoscopia e l’istopatologia permetta di definire alcuni dei caratteri morfologici della displasia melanocitaria.

Infine, e’ auspicabile che la maggiore conoscenza di questi concetti, con una più attenta diffusione didattica, possano insieme portare ad una rapida diagnosi precoce del Melanoma Cutaneo: è grazie all’identificazione precoce della displasia melanocitaria che si potrà raggiungere l’obiettivo di un percorso diagnostico migliore finalizzato alla guarigione del paziente.

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