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Ring: ma cos’è il nevo displastico?

Opinioni a confronto
C. Clemente, G. Ferranti, M. Mihm Jr., H. P. Soyer


 

Claudio Clemente

Casa di Cura S. Pio X, Milano


 

Nel volume Pathology & Genetics, Skin Tumours, recentemente pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (P.E. LeBoit, G.Burg, D. Weedon, A. Sarasin; IARC Press, 2006) i nevi displastici sono così definiti: nevi solitari o multipli, variabili in colore, bordi a dimensioni, con localizzazione preferenziale alla parte superiore del tronco e alle estremità; i nevi displastici si manifestano come lesioni sporadiche o in ambito famigliare e possono progredire in melanoma.

Sono stati proposti numerosi sinonimi ma senza successo. In particolare il nevo di “Clark” che comprende nevi giunzionali, composti e anche il nevo displastico. Una recente indagine dell’American Academy of Dermatology ha dimostrato che il 98% degli intervistati (respondents) riconoscono il nevo displastico come entità definita.

 

 

Giulio Ferranti

Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Roma


 

Il nevo displastico è stato da molti autori definito da un punto di vista clinico, dermoscopico ed istologico.Tuttavia, limitandosi ai parametri più conosciuti, non sempre possono essere comprovate precise correlazioni clinico-patologiche. E' certo, però, che sia il clinico dermatologo, sia il dermatopatologo incontrano oggettive difficoltà a classificare alcune lesioni pigmentarie nella categoria della benignità o della malignità. Sono verosimilmente queste le entità che possono essere definite "displastiche", in quanto hanno morfologia intermedia fra le lesioni maligne e quelle benigne. La evidenzazione di elementi dermoscopici ed istopatologici correlabili fra loro  nell'ambito di queste lesioni intermedie può essere molto utile nel miglioramento dell'approccio diagnostico.

 

 

Martin Mihm Jr.*, H. P. Soyer**

*Università di Boston (USA)

**Università di Graz (Austria)


 

Il concetto di nevo displastico (ND) è da sempre oggetto di controversie. Alcuni autori sono giunti persino a rifiutarlo, qualora esso si ponga al di fuori della cosiddetta “sindrome familiare del nevo displastico”. Il problema principale consiste nella non concordanza tra criteri diagnostici clinici ed istopatologici. Per quanto concerne i criteri istopatologici, una Consensus Conference del 1992 (JAMA, 1992;268:1314) li ha individuati in: presenza di disordine architetturale con asimmetria, fibroplasia subepidermica lamellare o concentrica, iperplasia melanocitica lentigginosa a cellule fusate o epitelioidi tendenti ad aggregarsi in teche di forma e dimensioni irregolari, con “bridging” tra le creste interpapillari; atipia citologica dei melanociti di grado variabile.

A livello clinico, secondo i criteri di Clark ed Elder (Cancer, 1980;46;1787), si tratta di lesioni acquisite, più grandi dei nevi comuni, sino a 15 mm. di diametro, a margini irregolari, di colore variegato marrone, nero o roseo.

Purtroppo la quotidianità ci dimostra le oggettive difficoltà di prevedere la displasia istologica sulla sola base dell’esame clinico. Ciò significa che ad un nevo definito clinicamente displastico non necessariamente poi corrisponde una displasia istologica, e viceversa.

In questo senso, l’impiego sistematico della dermoscopia può senza dubbio offrire un notevole ausilio.

Schmoeckel al al. (Arch Dermatol, 1978;114:871) hanno peraltro dimostrato come i criteri clinici presenti in letteratura per la diagnosi del ND corrispondano più o meno a quelli usati per la diagnosi di melanoma in situ o melanoma iniziale

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