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Corso AIDA-GISP

Peeling chimici: aspetti istologici
P. Teofoli, Roma


 

Il peeling (dal termine inglese to peel) è un procedimento che prevede l’applicazione di uno o più agenti chimici sulla cute, per procurare distruzione dell’epidermide e/o di parte del derma, con successiva rigenerazione e rimodellamento cutaneo, al fine di eliminare od attenuare irregolarità della superficie cutanea, quali esiti atrofico-cicatriziali dell’acne (o di altro natura), rughe o altre lesioni dermatologiche inestetiche, quali discromie e discheratosi. Alcuni peeling più superficiali sono indicati nel trattamento dell’acne in fase attiva e delle alterazioni della tessitura cutanea. I peeling si distinguono in molto superficiali, superficiali, medi e profondi a seconda del livello di penetrazione cutanea. La profondità del peeling dipende da vari fattori, quali l’agente chimico e la sua concentrazione, la regione cutanea, la preparazione cutanea pre-peeling, la modalità di esecuzione e l’expertise dell’operatore. I peeling molto superficiali generalmente inducono la rimozione dello strato corneo, mentre i peeling superficiali, medi e profondi penetrano rispettivamente fino al derma papillare, al derma reticolare superficiale e medio, inducendo, quale conseguenza del danno epidermico, l’inizio dei processi di wound healing. Le sostanze utilizzate per i peeling superficiali sono l’acido glicolico 50-70%, l’acido salicilico 25-30%, l’acido piruvico 40-50%, la soluzione di Jessner, il resorcinolo (pasta di Unna modificata) e l’acido tricloroacetico (TCA) 10-25%. Dopo un peeling superficiale, si osserva una lieve esfoliazione brunastra che dura 3-5 giorni, con conseguente rigenerazione cutanea. I peeling superficiali sono indicati per il trattamento di acne papulopustolosa in fase attiva, di iperpigmentazioni postacneiche (acido glicolico, acido salicilico, acido piruvico), di cicatrici lievi, del fotoinvecchiamento di grado lieve (resorcina,TCA) ed inoltre per il miglioramento della tessitura cutanea e della cute seborroica. Gli effetti dei peeling superficiali consistono nella rimozione (per riduzione della coesione dei cheratinociti, rottura dei ponti disolfuro, etc..) dell’epidermide, con azione secondaria sul derma con neodeposito di fibre collagene, glicosamminoglicani e ristrutturazione e riorganizzazione delle fibre elastiche, mediata dalla rimozione dello strato corneo, più che dai fenomeni infiammatori o necrotici. I peeling medi si ottengono mediante utilizzo di uno o più agenti chimici in combinazione, al fine di ottenere una necrosi epidermica a tutto spessore e la necrosi di parte del derma, compreso tra derma papillare e reticolare superficiale. Attualmente l’acido tricloroacetico (25-35%) è l’agente chimico più usato per eseguire peeling chimici di media profondità. La sua applicazione provoca una estensiva denaturazione delle proteine, con conseguente necrosi cellulare. Nei 5-7 giorni seguenti si osserva un distacco dell’epidermide e del derma superficiale, che rimuove i cheratinociti e parte del derma alterati. Durante tale fase avviene la riparazione tissutale per seconda intenzione, con riepitelizzazione a partenza dalla porzione profonda del follicolo pilifero, contemporaneamente alla rigenerazione del tessuto connettivo. Sebbene la riepitelizzazione si concluda in circa 7 giorni, è possibile documentare il rimodellamento del derma per ancora 6 mesi. Nell’eseguire un peeling chimico è necessario tener conto di numerose precauzioni e selezionare attentamente i pazienti; anche se sono numerosi i potenziali effetti collaterali, a tutt’oggi tale tecnica costituisce un valido ed insostituibile presidio nell’armamentario dermatologico, per il trattamento di inestetismi cutanei di difficile approccio terapeutico.

Martedì 16

Mercoledì 17

Giovedì 18

Venerdì 19

Sabato 20

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