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L'interpretazione degli esami di laboratorio

Il Laboratorio nella Sifilide

A. Di Carlo

Direttore SC Dermatologia infettiva MST-AIDS

Istituto Dermosifilopatico S. Gallicano –IRCCS –ROMA


 

La variabilità dei quadri clinici con cui la sifilide si può presentare specie nei soggetti immunodepressi (AIDS), l’evoluzione stessa della malattia con le sue caratteristiche fasi di latenza clinica e, non ultimo, l’ attuale riemergenza rendono il Laboratorio essenziale ai fini di una corretta diagnosi e/o stadiazione della malattia. Nella sifilide recente primaria e secondaria grande importanza riveste l’ esame diretto microscopico in campo oscuro, volto alla ricerca dell’ organismo responsabile. Pur essendo non elevata la sensibilità di questo metodo (105 treponemi/ml) esso è tuttavia altamente specifico e consente l’ immediata terapia anche in fase presierologica; inoltre esso è utile anche in caso di sospetta reinfezione o per escludere la sifilide in lesioni associate ad altre MST. Di recente in alcuni laboratori annessi ai Servizi MST viene impiegata la metodica PCR con i vantaggi della elevata specificità e sensibilità (1-50 treponemi); vengono impiegate sequenze polA, arp o tpr amplicon; peraltro il costo dell’ indagine è tuttora elevato e richiede una specifica preparazione tecnica. Altrettanto importanti sono i test sierologici. Essi comprendono sia test non treponemici che treponemici. I test non treponemici più utilizzati sono microscopici come la VDRL (Venereal Disease Reference Laboratory) o macroscopici come l’ RPR (Rapid Plasma Reagines), e servono ad evidenziare la presenza di anticorpi anti-cardiolipina. Sono di facile e rapida esecuzione, ed utilizzati sia come test di screening che nel follow-up terapeutico. I limiti sono costituiti dalla sensibilità non elevata (70% circa), mentre la elevata specificità (90%) di cui sono dotati può essere ridotta in speciali gruppi di soggetti (es. tossicodipendenti). False positività dei test non treponemici si possono riscontrare sia in infezioni acute virali (epatiti, mononucleosi), che croniche batteriche (lebbra, tubercolosi, malaria), che in corso di malattie neoplastiche, autoimmuni (LES, AR), in gravidanza e nei soggetti tossicodipendenti. I test non treponemici devono essere sempre confermati dai test treponemici. I più utilizzati sono il TPHA (Treponema Pallidum Hemagglutination Assay), l’ EIA (Enzyme Immuno Assay), l’ FTA-ABS (Fluorescence Treponemal Antibody Absorption Test). Sono test specifici e sensibili (98% per FTA ABS), utilizzabili sia come screening per l’ elevata automazione (EIA) che come test di conferma (TPHA, FTA-ABS).

La sensibilità dei test treponemici e non treponimici varia con lo stadio di malattia. I titoli anticardiolipinici usualmente riflettono l’evoluzione della malattia, risultando più elevati in fase secondaria e ridotti nei periodi di latenza clinica o dopo terapia. I test treponemici spesso rimangono reattivi durante tutta la vita. In generale i test treponemici sono più sensibili dei non treponemi, tuttavia modelli matematici dimostrano che la massima sensibilità diagnostica (84%) si ha quando un test non treponemico di screening è confermato dal test treponemico. I test non treponemici in pazienti con sifilide primaria e secondaria dovrebbero negativizzarsi del tutto dopo 6-12 mesi e rispettivamente dopo 12-18 mesi dalla terapia. Non sempre questo avviene in soggetti con infezione trascurata, nei quali la positività dei test treponemici e non treponemici può persistere per anni dopo il trattamento. Nel caso di co-infezione HIV-sifilide sono stati raramente osservati casi di negatività dei test non treponemici; al contrario, è possibile il riscontro di test non treponemici positivi in soggetti HIV-infetti senza malattia luetica; frequenti peraltro la persistenza di positività dei test non treponemici dopo terapia dei pazienti HIV positivi, fatto che può creare difficoltà nel valutare l’efficacia del trattamento.

Martedì 16

Mercoledì 17

Giovedì 18

Venerdì 19

Sabato 20

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SALA PLENARIA

 

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