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L'interpretazione degli esami di laboratorio

Il laboratorio nelle connettiviti

R. Neri

U.O Reumatologia, Pisa


 

 

 

Le connettiviti sono un gruppo di affezioni con varia espressione clinica, nelle quali la presenza in circolo di autoanticorpi é considerata una delle caratteristiche principali. Il precoce riconoscimento e la corretta interpretazione degli esami di laboratorio nei pazienti affetti da connettiviti sono alla base del procedimento diagnostico.

In corso di connettivite si osservano frequentemente la presenza di: ipergammaglobulinemia, alterazioni dell’emocromo (anemia, leuco-piastrinopenia), ipocomplementemia, aumento degli indici di flogosi, alterazioni del sedimento urinario (proteinuria, presenza di cilindri o emazie); per tale motivo, gli esami di 1° livello da eseguire, oltre naturalmente agli esami “basali”(funzionalità epatica, renale, glicemia ecc) sono: VES, PCR, protidogramma, frazioni del complemento, emocromo, es. urine.

Se l’insieme dei dati anamnestici, obiettivi e/o ematochimici sono tali da far sospettare una connettivite, sarà opportuno effettuare un approfondimento diagnostico e richiedere anche esami immunologici la cui interpretazione e il cui significato clinico dovranno essere valutati attentamente.

Il fattore reumatoide (FR) è un autoanticorpo (generalmente IgM) che riconosce il frammento Fc di immunoglobuline. La presenza del FR considerata tipica dell’artrite reumatoide, si riscontra anche in corso di molte patologie autoimmuni (Lupus eritematoso, sindrome di Sjogren, crioglobulinemia), malattie infiammatorie croniche di origine infettiva o non, epatopatie, e anche in soggetti sani specialmente anziani.Tale positività va quindi considerata e valutata nel contesto clinico generale

Le Criogloguline (Crio) sono immunoglobuline che vanno incontro a una precipitazione reversibile indotta dalla bassa temperatura. La presenza di Crioglouline anche se possibile in malattie diverse, quali disordini linfoproliferativi, connettiviti, infezioni croniche e malattie virali croniche, epatopatie acute o croniche è considerata il marker sierologico della CM (in tal caso sarà associata alla presenza di FR, ipergammaglobulinemia e infezione da virus C).

Gli anticorpi anti neutrofili (ANCA) sono autoanticorpi diretti verso costituenti del citoplasma dei neutrofili. Gli antigeni comunemente riconosciuti dagli ANCA sono la proteinasi 3 (PR3) e la mieloperossidasi (MPO). Mediante IFI, è possibile identificare due diversi pattern di IF: 1) granulare citoplasmatico denominato cANCA; 2) perinucleare denominato pANCA. I cANCA sono stati rilevati nel siero di pazienti affetti da granulomatsi di Wegener e ne è stato postulato un possibile ruolo patogenetico. I pANCA sono stati rilevati nel siero di pazienti affetti da varie forme di vasculiti necrotizzanti sistemiche (Churg-Strauss) e glomerulonefriti, da malattie infiammatorie intestinali

Gli anticorpi antifosfolipidi (aPL) costituiscono una famiglia di anticorpi i cui target antigenici degli sono i fosfolipidi di membrana. Numerosi dati sperimentali hanno dimostrato che gli anticorpi aPL con effetto anticoagulante in vitro possono essere considerati responsabili (con meccanismi non ancora del tutto chiariti) dei fenomeni trombotici in vivo a livello del letto vascolare arterioso e venoso di qualsiasi calibro e di qualsiasi distretto corporeo Le manifestazioni più frequenti sono trombosi venose e arteriose a carico degli arti, ictus, attacchi ischemici transitori, aborti per infarti placentari.

Il gruppo degli anticorpi anti-nucleo (FAN o ANA= antinuclear antibodies nella letteratura anglosassone) è sicuramente quello che riveste il ruolo principale nella diagnostica delle connettiviti e l’IFI è la tecnica più largamente utilizzata come primo screening diagnostico che non consente però di accertare la specificità antigenica degli anticorpi antinucleo se non in modo grossolano mediante il pattern di fluorescenza nucleare (omogeneo, punteggiato, periferico) e deve quindi essere completata da indagini sierologiche

Nell'ambito del di specificità autoanticorpali note, ne sono state individuate alcune che si ritrovano in modo esclusivo in determinate malattie e costituiscono pertanto utili marker diagnostici: gli anticorpi anti-PCNA e anti-Sm e anti-DNA, nel Lupus Eritematoso Sistemico (LES), gli ACA e gli anti-Scl70 nella sclerodermia; gli anti-Jo1 nella polimiosite .

Nella maggior parte dei casi comunque, i vari anticorpi possono trovarsi con diverse incidenze in varie affezioni; il LES ad esempio é caratterizzato dalla presenza di un vasto spettro di anticorpi (talora anche comtemporaneamente), alcuni dei quali, sono presenti anche in altre malattie autoimmuni, come ad esempio gli anti-Ro/SSA, gli anti-La/SSB.

Nella 1°SS è stata riscontrata una elevata incidenza di anticorpi anti-Ro/SSA e anti-La/SSB. Nella sclerodermia é possibile evidenziare un profilo sierologico distinto rispetto a tutte le altre connettiviti e caratterizzato dalla presenza di particolari specificità anticorpali: gli ACA e gli anticorpi anti-Scl70.

Un ulteriore interessante aspetto dello studio delle collagenopatie è rappresentato dall'individuazione di correlazioni tra la presenza o l'assenza di particolari segni o sintomi con la presenza e il titolo di determinate specificità autoanticorpali: anticorpi anti-RNP e presenza di fenomeno di Raynaud, anticorpi anti-Ro/SSA e anti-La/SSB con xerostomia e xeroftalmia, anti Ro/SSA e vasculite nel LES, anticorpi anti-DNA e nefrite lupica.

E’ evidente quindi che nel sospetto di connettivite, la determinazione degli ANA mediante IFI è sicuramente l’indagine di primo livello da eseguire, seguita se necessario da indagini sierologiche che in base al sospetto clinico dovranno essere mirate e la cui interpretazione dovrà essere valutata nell’ambito del contesto clinico.

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