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SESSIONE: Dermatologia Allergologica
... ed atopico

Antistaminici, uno vale l’altro?
Carlo Pelfini
Dermatologo, Pavia


 

Il titolo, in relazione alla dermatite atopica andrebbe cambiato in “c’è qualcosa che veramente valga ?”. Infatti, stupisce che, a fronte della diffusa prescrizione degli antistaminici nella terapia sistemica della dermatite atopica, volta a controllarne principalmente il prurito, si sia ben lontani dal poter contare su quelle sperimentazioni cliniche controllate che hanno consentito di affermarne la loro efficacia nell’orticaria e nella rinite allergica. Le revisioni critiche complessive di quanto esistente, oltre a sottolineare la limitatezza degli studi, concludono con una serie d’espressioni come “minima evidenza obiettiva “ “efficacia non provata” “impossibile giudicare “ etc. ed una specifica indagine (1999-2007) del gruppo Cochrane è rimasta sinora allo stato di protocollo di ricerca. La rassegna analitica di Klein e Clark (Arch. Dermatol. 1999,135, 1522) è citata come una delle più complete, ma esamina solo gli studi dal 1966 al 1999 e, dei 16 considerati, ne ritiene pienamente validi tre soli riguardanti l’acrivastina (Semprex), la terfenadina (Teldane- ritirato dal commercio) che, secondo gli AA, non migliorerebbero il prurito e la cetirizina (in dosi da 10 a 40 mg Formistin, Virlix, Zirtec) che lo migliorerebbe, ma vi sarebbe qualche dubbio sul significato statistico della differenza. Gli stessi autori aggiungono che, delle rimanenti ricerche di minor valore, quattro convalidano l’efficacia degli antitstaminici nel trattamento del prurito e nove la negano. Né i dati più recenti (2004), provenienti dal NHS Centre for Reviews and dissemination (16 studi per un totale di 806 pazienti) aggiungono elementi determinanti in favore della loro efficacia. Venendo ad approfondire il tema possiamo dividere le opinioni dei vari AA in due gruppi: i sostenitori di un’azione degli antistaminici limitata ad un effetto secondario quello puramente sedativo, con aumento della qualità e quantità delle ore del sonno e quelli che ne sostengono un’azione primitiva e diretta sulla dermatite atopica, almeno riducendone il prurito. Nel primo caso sarebbero gli antistaminici di prima generazione ad essere favoriti, e il chetotifene e l’oxatomide (che taluni AA però collocano in posizione intermedia tra quelli di prima e seconda generazione) hanno qualche convalida in letteratura, ma esistono due ricerche che negano la superiorità della classica clorfeniramina (Trimeton) rispetto al placebo anche in combinazione con la cimetidina. Purtroppo la sedazione, quando e se ritenuta utile, non persiste nel proseguimento della terapia e i loro effetti secondari sono tutt’altro che da sottovalutare: da quelli atropinici, alla riduzione di alcune attività psicomotorie, guida compresa, ed ancora nel bambino possono indurre riduzioni dell’efficienza e delle funzioni cognitive. Nelle valutazioni dell’efficacia di quelli di seconda generazione, decisamente meglio tollerati, abbiamo dati contrastanti ma con qualche nota positiva, specie per gli antistaminici che posseggono attività anti-infiammatoria, la cetirizina in alte dosi risulta attiva sul prurito e secondo una sperimentazione protratta (18 mesi) sul bambino atopico (807 pazienti), consentirebbe un risparmio di steroidi, ridurrebbe il numero di episodi di orticaria e dilazionerebbe l’insorgenza di asma. Secondo studi, purtroppo numericamente limitati anche, ebastina (Clever, Kestine) e fexofenadina (Telfast, Kalicet) controllerebbero il prurito; discordi i dati di due studi sull’azione della loratadina (Alorin, Clarityn, Fristamin). In conclusione a fronte del loro consistente impiego nella terapia della dermatite atopica in generale e del sintomo prurito in particolare, le ricerche depongono o per l’inefficacia della maggior parte degli antistaminici o per una loro azione decisamente limitata, specie se considerata a quanto ottenibile nell’orticaria e i dubbi, che ancora persistono, forse saranno risolti in futuro dagli studi sull’azione esercitata sull’infiammazione e su mediatori diversi dall’istamina, con casistiche adeguate e riguardanti anche gli ultimi antistaminici che, sino ad ora non risultano sufficientemente studiati.

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