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La banca della pelle: una realtà
L. Andreassi

Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche,
Sezione di Scienze Dermatologiche, Università degli Studi di Siena


 

Con l’entrata in vigore della legge 91, che detta disposizioni in materia di prelievi e trapianti di organi e tessuti, sono state istituite le banche della pelle, centri regionali organizzati per la raccolta di cute da donatore cadavere. Le banche della pelle sono in grado di processare, conservare e dispensare campioni di cute microbiologicamente sicuri ed in possesso di elevati requisiti qualitativi. La disponibilità della cute bancata sta aprendo un nuovo scenario terapeutico con il quale i dermatologi dovranno prima o poi familiarizzare in quanto in grado di offrire bioprodotti indicati per il trattamento di patologie di competenza dermatologica. In effetti, oltre alle ustioni, che rimangono la patologia di elezione per l’impiego di cute omologa, esistono una quantità di condizioni che possono essere trattate con il trapianto di pelle omologa. Le ulcere cutanee, indipendentemente dalla loro origine, flebopatica, ischemica, diabetica, da compressione, possono tutte avvalersi del trattamento con cute omologa dispensata da un centro di conservazione. Ovviamente la cute omologa trapiantata non attecchisce, ma nella parte fibrosa dermica può essere parzialmente accettata dal ricevente e rivascolarizzata. Inoltre la cute omologa svolge un’azione protettiva e trofica nei confronti di strutture profonde esposte, come tendini aponevrosi e muscoli, prevenendo danni più gravi e favorendo la cicatrizzazione. Più recentemente l’interesse degli studiosi si è spostato verso la ricerca di nuove procedure e bioprodotti in grado di surrogare o migliorare l’uso della cute omologa. Sono nati così dei laboratori specializzati per la realizzazione di skin-equivalent preparati in vitro a partire da cellule cutanee. In tali laboratori, spesso organizzati come centri di servizio, possono essere allestiti derivati cutanei epidermici, dermici o composti, in grado di soddisfare molte esigenze, ivi comprese alcune condizioni a prevalente valenza cosmetologica. Il trattamento della vitiligine con melanociti coltivati è già una realtà, ma non è escluso che in futuro anche altri tipi di cellule coltivate, come fibroblasti ed adipociti, possano essere messi a disposizione dei dermatologi per il trattamento di inestetismi cutanei.

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Sabato 23

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