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Corso SILD: Laserdermatologia
Estetica in Dermatologia:

Sorgenti di Luce e Implicazioni Medico-legali

 

La documentazione iconografica in laserterapia. Usi e abusi
Giovanni Lombardi

SILD


 

Documentare il lavoro svolto, redigendo la cartella clinica, è parte integrante dei doveri del laserterapista, oltre che misura di giusta prudenza, in quanto può metterlo al riparo da possibili rivendicazioni circa errori o sbagli veri o presunti e nelle condizioni di poter dimostrare la giustezza del proprio operato in ogni fase del processo di laserterapia, dalle fasi preliminari di assunzione dell’incarico, all’informazione, all’acquisizione del consenso, alla laserterapia vera e propria, alle visite conclusive.

Acquisire e conservare la documentazione iconografica è particolarmente importante perché sulla base dell’immagine è possibile valutare la correttezza dell’informazione fornita, l’idoneità del laser prescelto, le procedure consigliate e quelle realmente seguite nell’intervento, gli effetti collaterali attesi e quelli inaspettati, il risultato ottenuto e la sua rispondenza a quanto promesso nel consenso, la necessità di ritocchi, le eventuali recidive.

E’ importante che la documentazione venga acquisita e conservata nel pieno rispetto della salvaguardia della privacy, la cui violazione può comportare anche responsabilità di tipo penale, costituendo le immagini dei dati sensibili che testimoniano lo stato di salute del paziente.

L’Autore prende in considerazione il valore medico legale della documentazione acquisita che ovviamente, per mantenere valore di prova in un eventuale giudizio deve essere non alterabile. Sotto questo aspetto le immagini acquisite con tecnologia ottica sembrano offrire garanzie maggiori rispetto a quelle digitali, per le quali è importante delineare modalità certe di autenticazione che tuttavia la dottrina e la giurisprudenza correnti non hanno delineato nel dettaglio.

L’iconografia così correttamente acquisita può essere utilizzata per documentare l’attività clinica di laserterapia, per la cosiddetta “informazione visiva” e per la comunicazione scientifica.

Nell’ambito della documentazione clinica, dalle immagini acquisite devono necessariamente risultare l’aspetto della lesione e della zona da trattare prima e dopo l’intervento, la benignità della lesione da asportare e la convenienza all’asportazione con il laser rispetto ad altre tecniche chirurgiche o a cure mediche, l’idoneità del laser relativamente alla natura della lesione e al paziente. Facoltativa ma cionondimeno ampiamente consigliata, la documentazione del decorso, soprattutto in presenza di un risultato incompleto o di un trattamento da eseguire in più fasi e delle recidive. In ambito di laserterapia vascolare è di particolare rilievo l’acquisizione e la conservazione di immagini dermoscopiche, in epiluminescenza e a luce polarizzata che possano testimoniare, anche in presenza di patologia esigua, l’efficacia del trattamento scelto e la completezza del risultato ottenuto.

L’argomento, completamente trattato attraverso casistica clinica reale ed originale, si conclude con la presentazione e breve discussione di casi quali la cosiddetta “cicatrice estetica” e la “scomparsa delle rughe”, in cui la difficoltà di documentare iconograficamente un risultato, anche favorevole, può indurre alla falsificazione delle immagini, nel tentativo di renderle migliori e quindi più accettabili al paziente.

L’informazione visiva, può diventare di fondamentale ausilio quando si vuole comunicare in maniera più efficace illustrando effetti collaterali pesanti e di lunga durata (dye laser, resurfacing), diversi da seduta a seduta (perdita progressiva di colore e quindi effetti collaterali progressivamente minori su tatuaggio trattato con laser Nd-Yag Q Switched), o ancora un risultato dell’intervento non completamente conforme alle aspettative (ombra del tatuaggio, sagoma della cicatrice), che potrebbe deludere il paziente se non presentato chiaramente fin dall’inizio.

E’ scorretto e non conveniente per il professionista proporre solo le immagini di un risultato brillante che potrebbe non esserci, perché tale procedura può indurre in inganno il paziente che potrà invocare il vizio di consenso per informazione errata e tendenziosa in caso di danno o anche solo per un risultato non conforme al modello proposto.

E’ inutile cercare di dimostrare il successo di una epilazione proponendo immagini prima e dopo laserterapia, perché ovviamente non è possibile provare fotograficamente che una cute glabra si è ottenuta con tale tecnica piuttosto che con altro metodo depilatorio e che il risultato raggiunto sia persistente nel tempo, mentre può essere utile e corretto mostrare il confronto tra immagini dermoscopiche raccolte durante il trattamento, che mostrino la progressiva diminuzione del calibro dei peli trattati. Si raccomanda estrema prudenza circa l’utilizzo di quei particolari softwares che consentono all’operatore di preannunciare, attraverso l’elaborazione di immagini “pre-trattamento”, il risultato “garantito” al paziente, sottolineando e facendo sottoscrivere che quanto rappresentato dall’immagine del risultato ideale dell’intervento proposto deve essere considerato solo un esempio dell’obbiettivo in funzione del quale lo specialista si adopererà con tutta la sua esperienza ed abilità, ma il cui conseguimento non può essere garantito con certezza.

Si conclude con il quesito se sia eticamente accettabile un “abuso” di informazione visiva, con finalità dissuasiva, nei confronti di pazienti “particolari”, verso i quali un rifiuto netto sarebbe controproducente.

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Sabato 23

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