barra1

CORSO: Dermoscopia: la conosci davvero?

Veli e strutture di regressione
Agostino Crupi

Dermatologo, Novara


 

 

La dermoscopia è diventata la metodica diffusamente utilizzata nella pratica clinica per la diagnosi precoce del melanoma. Il suo utilizzo, nel contesto della valutazione clinica globale del paziente, si è dimostrato capace di migliorare ulteriormente la diagnosi pre-operatoria del melanoma. Recentemente il metodo diagnostico per l’esame dermoscopico delle lesioni pigmentate è stato standardizzato e sono state introdotte e proposte una serie di linee guida fondamentali in dermoscopia, con lo scopo di definire, standardizzare e semplificare la terminologia, verificare la riproducibilità e la validità dei diversi criteri e degli algoritmi diagnostici.

Nonostante tutti questi sforzi scientifici effettuati in questi ultimi anni, l’analisi dermoscopica delle lesioni pigmentate non è così semplice; vi sono dei casi in cui alcuni caratteri dermoscopici rimangono di difficile interpretazione diagnostica ed i relativi-specifici correlati istologici (indispensabili e necessari ) non sono di grande aiuto nella definizione o conclusione diagnostica.

Questo accade, nel caso specifico, durante l’osservazione dermoscopica delle lesioni pigmentate della cute in cui sono presenti (nel contesto della lesione medesima) anche strutture di regressione; questo tipo di osservazione pone dei seri quesiti sulla loro natura ed ad essi si aggiungono i dubbi interpretativi sia dal punto di vista clinico-dermoscopico che da un punto di vista istopatologico.

Se mi è consentito soffermarmi per un attimo alla sola semantica della definizione di regressione, intesa come: “regresso, decadenza, retrocessione di un evento o di un fenomeno biologico: è il contrario di progressione“, potrebbe quasi sembrare un termine favorevole e prognosticamente auspicabile per una malattia o evento patologico. Ma nella pratica dermatologica, istopatologica e chirurgica il carattere di regressione riveste una enorme importanza come criterio di malignità e di invasività, al punto da esser preso in considerazione nella stadiazione istologica di una lesione melanomatosa ed interpretato come un fattore prognostico negativo, da utilizzare in tal senso anche nell’approccio chirurgico del melanoma.

Nella tavolozza dei colori della dermoscopia l’aspetto del velo e delle strutture di regressione sono indicative del grigio, grigio-biancastro madreperlaceo o grigio-bluastro, e questo avviene quando il pigmento melanico si trova nel derma papillare, ed è espressione della presenza di melanina all’interno dei macrofagi o melanofagi, o libera nel derma stesso. Assistiamo pertanto ad una netta contrapposizione tra una componente fibrosa che otticamente è molto riflettente rispetto ad una componente melanica che a sua volta è otticamente molto assorbente ma finemente distribuita o dispersa: pertanto il risultato visivo che ne risulta è quello di una tonalità grigiastra, dall’aspetto omogeneo ma a volte polveroso in base ai livelli della dispersione dei microaddensamenti melanici.

La metodica diagnostica dermoscopica, se interpretata come una metodica non statica ma dinamica, potrebbe dimostrare che le strutture di regressione e di velo in dermoscopia siano da interpretare come un evento biologico dinamico del sistema melanocitario.

Questo non esclude i dubbi e le perplessità interpretative diagnostiche che il dermatologo può avere nella sua pratica quotidiana.

Mercoledì 20

Giovedì 21

Venerdì 22

Sabato 23

Poster

Comunicazioni libere

 

SALA PLENARIA

 

SALA A

 

SALA B

 

SALA PLENARIA

 

SALA A

 

SALA B