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Aspetti Medico-Legali

ASPETTI MEDICO-LEGALI DELLE DERMATITI DA CONTATTO (parte prima) - PREVENZIONE: IL PARERE DEL MEDICO ED IL PARERE DEL DOTTORE IN LEGGE
di Valerio Cirfera, Gianluca Strafella

IL PARERE DEL MEDICO
INTRODUZIONE

Ad una prima e superficiale impressione, si potrebbe dedurre l'estraneità degli aspetti medico - legali in relazione al tema della prevenzione, ma chiunque si occupi di essa nell'ambito delle dermatiti professionali ben sa che proprio l'attuazione dei principi di prevenzione spesso è causa di giudizi medico legali di non idoneità all'impiego di soggetti allergici ai materiali propri del lavoro o delle mansioni occupazionali per le quale si chiede di essere assunti.

DEFINIZIONE

La prevenzione rappresenta, specie negli ambienti professionali, un problema di grande importanza pratica e sociale e consiste nel non fare venire a contatto con sostanze riconosciute sensibilizzanti la popolazione sana, (prevenzione primaria) ed evitare che persone gia' affette da dermatite da contatto o che sono allergiche a tali sostanze, vadano incontro ad altri episodi di malattia (prevenzione secondaria) onde evitare danno alla salute e lesione di un "bene" tutelato giuridicamente e dalla costituzione italiana.


PREVENZIONE PRIMARIA

Si basa su alcuni punti fondamentali:
  1. produzione, da parte dell'industria, di sostanze (per esempio farmaci e cosmetici) non allergizzanti o almeno poco allergizzanti, se la prima possibilita' non fosse realizzabile
  2. studio della composizione chimica dei prodotti immessi sul commercio, allo scopo di sapere se essi possano essere allergizzanti o irritanti
  3. conoscenza dettagliata delle condizioni ambientali e delle tecnologie di produzione sui posti di lavoro. In questi casi sono utili i sopralluoghi sanitari, la visita dermatologica di assunzione e i test allergologici in soggetti, per esempio, che in precedenza hanno avuto malattie della pelle


Finalità: arginare il rischio lavorativo ed evitare il danno alla persona.

Un esempio pratico di prevenzione primaria e' quello di non forare i lobi auricolari per mettere gli orecchini, in eta' molto precoce e specie in bambini che hanno nella famiglia un parente allergico al nichel o altri metalli. Un soggetto atopico non può sciegliersi un lavoro che sicuramente gli causerebbe aggravamento della sua condizione patologica cutanea.


PREVENZIONE SECONDARIA

Si basa su questi punti:
  1. allontanare dal paziente e dal suo ambiente di vita e lavoro la sostanza ritenuta nociva per la sua salute cutanea.
  2. cambiare o modificare, oppure sostituire la sostanza incriminata con una sostanza similare ma a diversa struttura chimica meno o per niente sensibilizzante; ad esempio se un paziente e' allergico ad un antibiotico come la penicillina o la neomicina, cambiarlo con un'altro di efficacia piu' o meno uguale, ma appartenente ad una categoria diversa di antibiotici, come l'eritromicina e lo stesso vale per altre classi di farmaci; se un soggetto e' allergico alle tinture nere per capelli e ai colori scuri o neri dell'abbigliamento, dovra' usare tinture vegetali e vestiti chiari
  3. predisporre dei filtri o dei dispositivi ambientali che consentino una riduzione della sostanza nociva nel microambiente in caso di dermatiti da contatto aero-trasmesse
  4. migliorare le condizioni igieniche delle infrastrutture e dei servizi di lavaggio e pulizie per ridurre i contatti irritanti
  5. mettere in atto alcune misure di difesa della pelle nei confronti delle sostanze dannose, in caso non possano essere eliminate:
    1. tenere pulite le mani utilizzando detergenti non aggressivi e privi di solventi e lavaggio delicato della pelle con olii da bagno
    2. uso di creme ammorbidenti protettive ad effetto barriera
    3. uso dei guanti protettivi durante il lavoro consigliando quelli in cotone bianco per le mani e sopra essi quelli in lattice, se il paziente deve venire a contatto con liquidi, evitando di indossare materiali molto allergizzanti come la gomma e nel caso in cui il soggetto sia allergico al lattice, devono essere privi di questo allergene
    4. quando non è possibile eliminare il contatto della pelle con l 'allergene, si dovrebbe cercare di ridurre al minimo la durata del contatto stesso
    5. le misure preventive dovrebbero essere supportate da periodici controlli sullo stato di salute della pelle
    6. i lavoratori e i datori di lavoro dovrebbero prestare particolare attenzione a segni di disidratazione o di macerazione, pruriti, sensazioni di bruciore e improvvisi arrossamenti. La precoce identificazione e il conseguente trattamento delle patologie cutanee sono di fondamentale importanza per prevenirne la cronicizzazione
    7. L'efficacia dei programmi di prevenzione dipende dalla stretta collaborazione fra lavoratori, medico competente e datori di lavoro.
    8. Indossare indumenti non colorati, di cotone bianco a contatto con la pelle e tute impermeabili ai materiali irritanti ed allergizzanti.


Solo rispettando queste semplici regole igienico-compotamentali si potrebbe riuscire a ridurre l'incidenza di malattia e di conseguenza i periodi di inabilità temporanea assoluta e l'inabilità permanente e talora episodi di infortunio con sostanze chimico-fisiche ambientali con ovvi ed auspicati grandi vantaggi non solo per i lavoratori ma anche ed in modo gradito per le aziende datrici di lavoro.


IL PARERE DEL DOTTORE IN LEGGE

Molte problematiche connesse al verificarsi di alcune tecnopatie ed in particolare delle dermatiti da contatto, potrebbero essere risolte se si facesse ricorso ad una logica preventiva nell'organizzazione dei luoghi di lavoro. Infatti un sicuro fattore di rischio risulta venire dalla quasi totale assenza di una adeguata prevenzione negli ambiti lavorativi come conseguenza di uno scarso ricorso alle tutele normativamente previste, dalla legislazione vigente, circa la Sicurezza e Salute nei Luoghi di Lavoro (D. Lgs. 626/94 e leggi specifiche di settore).
Le cause della disaffezione alla cultura della prevenzione sono molteplici (soprattutto nel meridione d'Italia, in generale, e nella realtà salentina in particolare) e connesse ad una serie di fattori tra cui spiccano tra tutte: la mancanza di una adeguata formazione circa la prevenzione, sicurezza ed igiene sul luogo del lavoro; il ritardo con cui la materia ha trovato una regolamentazione unitaria, oltre che specifica per settori produttivi, che tarda ad offrire i necessari supporti per una diffusione su larga scala delle tutele individuali; l'assenza di un sistema di controlli efficace al fine di evitare che i lavoratori si trovino, inconsapevolmente, esposti a rischi professionali specifici.

Oggi il nostro sistema di assicurazione obbligatoria per gli infortuni e le malattie professionali sta pagando, in termini economici, la scarza attenzione che in passato si è rivolta al settore della sicurezza ed igiene nei posti di lavoro.
Ecco perché sarebbe opportuno che all'atto dell'avvio di una qualsiasi attività produttiva (industriale, servizi, ecc.) si adottassero alcuni importanti accorgimenti quali:
  • la valutazione dei rischi: secondo le norme specifiche indicate dal D. Lgs. 626/94: individuazione dei pericoli, valutazione dei rischi, identificazione delle possibili misure di prevenzione e di protezione;

  • elaborazione del documento: previsto dal D.Lgs.626/94, suggerendo le misure di prevenzione e protezione e la loro programmazione.

  • Formazione ed informazione: tutta la recente normativa in materia di sicurezza e di ambiente affida un ruolo di primo piano, nella strategia di miglioramento delle condizioni di sicurezza nel lavoro, alla formazione e all'informazione dei lavoratori. Diversi sono i campi in cui la formazione specifica è obbligo di legge e molto complessi sono i doveri dei datore di lavoro e del responsabile aziendale della sicurezza;

  • Dispositivi di Protezione Individuali (DPI): mettere a disposizione dei lavoratori (e del medesimo datore di lavoro) i necessari dispositivi per una prevenzione personale ed individule significa ridurre la possibilità di una esposizione a fattori di rischio che incidano sullo stato di salute degli stessi, con conseguente riduzione delle possibilità di insorgenza delle malattie professionali o del verificarsi di infortuni sul lavoro.


E' appena il caso di evidenziare che il ricorso ad una filosofia della qualità avvicinerebbe le aziende a sistemi di intervento basati sulle procedure. Solo così ci si accorgerebbe che le procedure, non ingabbiano la creatività e la flessibilità, ma possono creare una struttura più organizzata e coordinata, in cui queste qualità vengono amplificate e riprodotte con successo. Anche nel campo della sicurezza le procedure vanno assumendo sempre maggiore importanza come strumento per ridurre pericolose improvvisazioni e limitare le condizioni di rischio.
Se il ricorso ad esperti del settore (avvocati, ingegneri, tecnici specialisti ecc.) fosse più accentuato nelle fasi iniziali o di avvio dell'attività produttiva sicuramente si potrebbe contare una riduzione dei fattori di rischio che, a lungo andare, comporterebbero l'insorgere di tecnopatie connesse all'attività lavorativa, come alcune forme di pericolose Dermatosi Professionali.

Concludendo non è scontato dire che PREVENZIONE e PROTEZIONE sono i migliori alleati dei datori di lavoro e dei lavoratori.


Dott. Valerio Cirfera - dermatologo
Dott. Gianluca Strafella - dott. in Legge




 

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